LA MADONNA DEI LUMINI

Padova nel 1576 non era un bel posto in cui vivere. Nelle cronache di Alessandro Canobbio si legge: «Nell'anno 1576 una pestilenza travagliò non solo tutta l'Italia, ma anche hl Puglia, la Calabria e la Sicilia in modo particolare, sicché nella sola Messina morirono sessantamila persone, uccise dal crudelissimo morbo. Nel territorio di Venezia centomila furono le vittime. A Padova, Vicenza, Verona e Brescia tanto fu il numero dei morti che le popolazioni rimasero dimezzate».

Specialmente dentro le mura padovane la peste faceva stragi, favorita dalle vie strette, dalle case sovraffollate, dalla mancanza di qualsiasi tipo di elementare servizio igienico e di nettezza urbana.

In particolare nel ghetto, dove l'epidemia scoppiò, la peste sterminò in una sola casa-torre una ventina di famiglie. A peggiorare la situazione, né medici né speziali potevano entrare nelle case, sigillate, dei malati o dei sospetti infetti. Ci furono picchi di circa cento morti al giorno. Nemmeno i gatti sopravvissero. Insomma, un vero e proprio sterminio.

Durante questo periodo terribile c'era una sola cosa a mantenere viva la speranza dei padovani: la cosiddetta "Madonna de grasia di dietro Corte". Si trattava di un affresco di Maria con in braccio il Figlio che si trovava sulla lunetta di un sottoportico nell'attuale via Patriarcato. Il popolo le era molto devoto e le accendeva continuamente lumini. L'apparizione della Madonna cosiddetta "dei lumini" a un padre carmelitano e a un senatore veneziano li convinse a spostare l'affresco nella sua sede attuale, la basilica del Carmine. Et voilà! Immediatamente il morbo pestilenziale scomparve.

 Allora la città deliberò che ogni anno, il giorno della Purificazione di Maria Santissima (2 febbraio), avesse luogo una processione pubblica alla chiesa del Carmine, con la partecipazione di tutte le autorità. Il voto della città fu fedelmente adempiuto ogni anno fino al 1868, poi forse nella popolazione si insinuò il sospetto che la peste finì anche per qualche altro motivo.

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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori